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Attacchi d’asma, raffreddore, occhi rossi e brucianti, mal di testa. Questo è il momento cruciale per tantissime persone che vivono il risveglio della natura come il ritorno di un’allergia che può durare tutta l’estate. La colpa è soprattutto del polline, che nel periodo della fioritura inizia a disperdersi nell’aria e trasportato da vettori quali vento, acqua o insetti, è in grado di percorrere molti chilometri. Quando la sua concentrazione nell’atmosfera è elevata, i sintomi, nei soggetti allergici, tendono ad acuirsi. E’ fondamentale tenere sempre puliti e lontani da letti, divani e cuscini, gli animali domestici, in quanto dopo essere stati fuori, possono portare in casa pollini e muffe che tendono a depositarsi sul loro pelo. Altri fattori che possono contribuire allo sviluppo della sintomatologia allergica sono le piante d’appartamento poiché anche queste ultime, insospettabili, potrebbero sviluppare muffe e funghi che acuiscono le allergie. Occhio anche a gel, lacche e mousse per capelli che rappresentano una vera e propria calamita per i pollini e gli allergeni. Da una ricerca condotta dal Medical Center dell’Ohio State University, poi, emerge che lo stress può concorrere a innescare i sintomi allergici, a peggiorarli o a rallentare il recupero di chi ne soffre.
Come prevenire le allergie primaverili?
Evitate di uscire durante le giornate secche e ventose, quando è più alta la concentrazione di pollini, evitate l’areazione degli ambienti durante le ore più calde della giornata, usando, eventualmente, condizionatori d’aria; fate la doccia ogni sera e lavate i capelli quotidianamente per evitare che i granuli pollinici restino intrappolati tra il cuoio capelluto, depositandosi sul cuscino per poi essere inalati. Se dovete effettuare lavori all’aperto, avvaletevi delle apposite mascherine; evitate i viaggi in macchina o in treno con i finestrini aperti, cambiate spesso le lenzuola e le coperte e indossate ogni giorno vestiti puliti. Inoltre, non utilizzate in casa le scarpe con cui avete camminato fuori per evitare di trasportare particelle nell’ambiente domestico; lavate spesso i pavimenti, evitando moquette, tappeti e tendaggi se siete soggetti allergici e consultate il bollettino dei pollini dell’ARPA per tenervi informati sulla situazione dei luoghi che avete scelto per la vacanza o il week-end.
Come viene diagnosticata un’allergia?
L’allergologo può eseguire un test cutaneo (PRICK TEST) che prevede l’iniezione di un piccolo campione di allergene appena sotto la pelle di braccio o schiena e se il paziente è allergico alla sostanza, sulla zona interessata si formerà una piccola protuberanza. Un’altra opzione diagnostica è il RAST TEST (Radio Allergo Sorbent Test), consistente in un esame del sangue per identificare i livelli di anticorpi per un allergene particolare. Solitamente nella cura di queste forme allergiche vengono impiegati farmaci antiallergici per via generale o locale, da assumere nella stagione dei disturbi (antistaminici, farmaci che bloccano la liberazione di sostanze responsabili dell’infiammazione allergica, cortisonici, decongestionanti nasali) in grado di controllare i sintomi ma non di incidere sulle ricadute stagionali future. L’immunoterapia specifica (vaccini antiallergici) consiste, invece, nell’iniettare sottocute quantità gradualmente crescenti dell’allergene specifico, per modificare nel tempo la risposta immunitaria della persona allergica. Non tutti i pazienti allergici però traggono beneficio da questo tipo di terapia e comunque è sempre necessario che il vaccino venga somministrato da un medico. Molti non se ne accorgono nemmeno, mentre altri iniziano ad avvertire sintomi, fastidiosi quando addirittura insopportabili, segnale esterno di uno stato infiammatorio che coinvolge soprattutto l’apparato respiratorio. Ecco allora lo spray al cortisone o l’assunzione quotidiana di antistaminici.
Allergie e cross intolleranze.
E se invece una scrupolosa attenzione all’alimentazione potesse di per sé non solo alleviare i sintomi ma svolgere anche una funzione terapeutica?
Nei pollini, ma anche negli alimenti, sono presenti delle particelle chiamate antigeni che quando entrano nel corpo possono scatenare una reazione particolare da parte del sistema immunitario, il quale comincia a produrre anticorpi IgE tipici dell’allergia. Sul momento potrebbe non accadere nulla, ma il corpo ha memoria: ecco che l’anno seguente, rientrando in contatto con le medesime sostanze che hanno scatenato la prima reazione immunitaria, le IgE si comportano come scintille poste accanto a delle vere polveriere, vale a dire le cellule del sistema immunitario piene d’istamina. Quando parliamo di allergie “cross linkate” o ”incrociate”, ci riferiamo ad allergie a pollinealimento scatenate dagli stessi antigeni, molecole che molecolarmente simili scatenano una reazione del sistema immunitario IgE-mediata.
I sintomi in molti casi peggiorano quando introduciamo allergeni alimentari cross linkati ai pollini a cui siamo allergici, questo accade perchè il livello d’infiammazione aumenta. L’infiammazione determina a cascata la liberazione di istamina il cui livello può essere subito ridotto da una accurata dieta a rotazione, studiata secondo i bisogni individuali. Così facendo, nel giro di 2-3 anni è possibile far diminuire in modo consistente la sintomatologia allergica primaverile.
In tabella sono indicati i pollini e gli alimenti che contengono gli antigeni scatenanti la reazione allergica; ciò significa che i soggetti allergici non dovranno categoricamente eliminare gli alimenti correlati, ma si consiglia di evitare tali alimenti nei periodi di impollinazione quando il rischio di avere una reazione allergica è maggiore.
L’allergia alle graminacee e alle parietarie è tra le più diffuse, come diffusa è, tra gli italiani, un’alimentazione basata sul frumento, una graminacea che contiene sostanze antigeniche praticamente identiche a quelle che respiriamo. Se è a queste piante che si è allergici, ogni tre giorni su quattro è bene evitare tutti i prodotti che contengono farine derivate dal frumento (pasta, farine per dolci, biscotti, focacce e così via), preferendo riso, mais, orzo, patate. Cibi come riso, polenta, minestrone di orzo, farro, quinoa, sorgo, miglio, avena possono ben scardinare il monopolio del frumento sulla nostra tavola.
Gli allergici alle parietarie, dovranno stare attenti alle ortiche.
Una delle forme allergiche in crescita negli ultimi anni è certamente quella alle betulacee. Molti alimenti danno “reazioni crociate” con i pollini, causando infiammazioni a tutto il cavo orale: si tratta di mele, pere, pesche, prugne, carote, sedano, prezzemolo e nocciole. L’astensione da questi vegetali, sempre mediante una dieta a rotazione, porta non solo benefici alla bocca ma consente di non amplificare gli effetti della presenza dei pollini sulle mucose respiratorie.
Purtroppo, esistono sostanze che sono in grado d’indurre una reazione allergica, in particolare a livello nasale. I cibi ricchi di istamina, serotonina o tiramina (come banane, vino, birra, tonno fresco e in scatola, gamberetti, crostacei, formaggi, pomodori e cioccolato) dovrebbero sparire 5 giorni su 7 se la persona è ipersensibile.
Un’altra categoria d’alimenti a cui guardare con attenzione è quella contenente il colorante E102, la tartrazina. In pratica è presente nei dolci industriali, cracker, sciroppi, marmellate, caramelle e chewing-gum, aperitivi colorati, sottolio e sottaceti. In generale è sempre bene evitare questa categoria di alimenti.
Infine sono da segnalare i cibi ricchi di acido acetilsalicilico: pomodori, pepe, mele, uva, vino, albicocche, pesche, ciliegie, prugne e arance.
La primavera è il periodo di impollinazione delle Betullacee, tipiche di aprile e maggio, e chi ne è allergico può andare incontro a sintomi allergici mangiando mele, pere o banane; mentre gli allergici alla Parietaria o alle Graminacee, il cui periodo di impollinazione va da maggio a settembre, devono, rispettivamente, prestare attenzione a basilico e piselli (nel 1°caso); al melone e al pomodoro (nel 2°caso).
Al contrario alcuni alimenti possono rivelarsi dei veri e propri soccorritori del nostro sistema immunitario. Nei periodi di allergia un alto consumo di frutta e verdura non farà che apportare all’organismo delle vitamine e quei minerali di cui ha particolare bisogno. Esistono anche cibi a elevato potere antiallergico, in grado di ridurre i sintomi diminuendo lo stato di infiammazione generale. Al primo posto il cavolo-verza, poi lattuga, prezzemolo, rafano, ravanello nero e rosso: tutte verdure che contengono, tra le altre cose, molta vitamina C.
Gli oli ad alto contenuto di acido linolenico possono rivelarsi utili: non quello di oliva, in questo caso controindicato agli allergici a questa pianta, quanto l’olio di soia, mais e girasole. I semi si trovano in commercio, oggi, e possono essere sgranocchiati come rompi digiuno. L’olio di ribes nero è da considerarsi un integratore specifico così come il pesce contiene acidi omega 6 e omega 3, in grado di ridurre lo stato infiammatorio.
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