martedì 1 giugno 2021

INCONTRARE L'ASSENZA di Massimo Recalcati

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Ricco di spunti anche per addentrarsi nella dinamica della depressione, questo articolo di Recalcati riesce a chiarire, in modo chiaro e sintetico, ciò che caratterizza il lavoro del lutto. Se la perdita di una persona cara è e resta insostituibile, se ogni volta che ricorderemo si rinnoverà in noi il vissuto legato alla sua assenza, c'è però un modo di portare avanti il lavoro del lutto che ci consente di riprendere a vivere, riuscendo a non restare prigionieri della malinconia. 

Fondamentale è la capacità di entrare in contatto col vuoto che la scomparsa della persona ci crea, con la mancanza di senso della vita e delle cose, rendendosi conto che la presenza di quella persona era essenziale per riuscire a dare un senso alla nostra vita. Il mondo, la realtà ci appaiono adesso diversi. Sostituire la persona perduta con una nuova, un partner con un nuovo partner, un figlio mettendone al mondo un altro, è un modo per evitare di entrare in contatto con l'assenza, con la mancanza di quella persona e con il dolore che questo comporta. E' proprio questo che caratterizza il lavoro del lutto, ricordare e ricordare ancora, particolari, avvenimenti, vissuti della persona scomparsa e vivere il dolore che la sua assenza comporta. Il posto che la persona ha avuto nella nostra vita, l'importanza che ha avuto nel nostro mondo interno, nella formazione della nostra visione delle cose e nel nostro modo di affrontare la vita, vengono progressivamente in luce attraverso il ricordo e ci consentono di sentirci in contatto con la persona scomparsa; alla mancanza si sostituisce un sentimento di vicinanza e una possibilità di dialogo interiore. Ci portiamo dentro il padre o il partner che non c'è più e possiamo parlarci. Possiamo riprendere a vivere se possiamo ricordare, man mano il ricordo diventa meno doloroso anche se a volte può bastare un oggetto che ci ricorda la persona per farci rivivere in modo doloroso l'assenza. 

A rendere difficile o impossibile il lutto sono sia l'idealizzazione della persona scomparsa sia il rancore verso di essa. L'idealizzazione rende insostituibile la persona e ci condanna alla malinconia, a non poterci separare dalla persona che non c'è più, a un lutto eterno e alla scomparsa del sentimento vitale; il pensiero torna sempre, resta ancorato, fissato alla persona scomparsa; il rancore, l'odio ci impediscono invece di sentirci in contatto, di sentire la vicinanza dell'altro, ci distolgono dal ricordo e impediscono quindi il lavoro del lutto. 

Viene spontaneo pensare alla depressione e agli spunti che queste considerazioni sul lutto ci danno per capire alcune delle sue caratteristiche, in particolare quelle relative alla difficoltà di separarsi dalle persone, ma anche dalle fasi della vita (restare eterni adolescenti ad esempio), da certi ambienti e in generale riuscire ad accettare il distacco inevitabile per poter crescere, andare oltre e trovare una strada personale.


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