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Con il termine coping si indicano le strategie cognitive e comportamentali utilizzate per fronteggiare le situazioni difficili e nuove che possono provocare reazioni di stress. E’ importante notare che un evento è considerato più o meno stressante in base alla valutazione soggettiva che ne viene fatta. La valutazione soggettiva si basa sull’idea delle risorse che la persona ritiene di possedere per poter affrontare l’evento. Le risorse su cui si può contare sono sia personali che sociali ma anche le circostanze in cui l’evento si verifica hanno un loro peso per la percezione delle proprie risorse. Ad esempio, perdere il lavoro durante un divorzio è sicuramente peggio che in una situazione affettiva stabile perché in questo caso gli eventi stressanti da affrontare sarebbero due ed il carico affettivo e cognitivo da sostenere sarebbe maggiore.
L’idea delle proprie risorse è data innanzitutto dall’immagine che una persona ha di sé stessa. Le persone che si percepiscono come fragili tendono di solito a sovrastimare la difficoltà delle situazioni e pensano di non essere in grado di affrontarle senza che qualcuno le aiuti. Al contrario chi è abituato a considerarsi autonomo e in grado di farcela da solo affronta le situazioni difficili contando solo sulle sue forze, talvolta anche quando la situazione e le risorse a disposizione richiederebbero un aiuto esterno. Ci sono poi persone in grado di valutare in che misura possano contare sulle proprie forze e quanto possa essere utile anche un supporto sociale e relazionale. Quest’atteggiamento richiede però consapevolezza di sé e fiducia nei confronti degli altri. La percezione di essere più o meno abili a cavarsela nella vita influenza, quindi, il modo in cui ci poniamo davanti alle difficoltà, la ricerca delle risorse e le strategie che utilizziamo per farvi fronte.
Obiettivo delle strategie di coping
Come abbiamo visto le strategie di coping dipendono da una molteplicità di fattori: la personalità del soggetto e la sua storia di vita, che costituiscono il fattore principale in base al quale vengono valutate le risorse che si ritiene di avere a disposizione, dalle circostanze ambientali più o meno avverse in cui si verifica l’evento e, non ultimo, dalle abilità apprese nel corso del tempo. Si, perché le modalità più adatte a fronteggiare una situazione difficile vengono apprese “sul campo”, nessuno di noi nasce con un patrimonio di risorse già bello e pronto. Per tali motivi le strategie di coping possono essere tante e diverse. Soffermiamoci ora a osservare qual è il loro scopo e come funzionano.
Lazarus, uno fra i primi studiosi ad occuparsi dell’influenza dello stress sulla vita delle persone, ha individuato tre stili di coping che fanno riferimento ai tre tipi di strategie più comunemente utilizzati per difendersi dall’impatto emotivo delle situazioni stressanti. Lo stress viene percepito nella sua immediatezza come una modifica negativa del mood che ci caratterizza, con un impatto emotivo destabilizzante che mette in crisi le certezze sul nostro modo di essere e di relazionarci al mondo. In quest’ottica, le strategie di coping possono essere considerate delle strategie il cui scopo principale è quello di ripristinare la propria stabilità emotiva. La strategia utilizzata, a seconda delle modalità che vengono utilizzate per stabilizzare lo stato emotivo, può talvolta creare degli equilibri psichici e relazionali disfunzionali. Vediamo come…
Coping focalizzato sul problema. E’ orientato alla risoluzione della situazione problematica e si basa sulla ricerca attiva di risorse sociali, personali e ambientali per superare l’ostacolo. Le terapie cognitivo comportamentali si basano sul rafforzamento di questo tipo di abilità. La regolazione dello stato emotivo avviene quasi esclusivamente attraverso la modifica della situazione esterna.
Coping focalizzato sulle emozioni. E’ orientato a diminuire il disagio emotivo provocato dall’evento stressante. Le persone che mettono in atto questo tipo di strategia tengono sotto controllo le emozioni disturbanti attraverso comportamenti di evitamento, rimuginio ruminazione, o l’attribuzione delle responsabilità all’altro. Le emozioni disturbanti, nel coping focalizzato sulle emozioni, vengono talvolta “sedate” attraverso comportamenti nocivi per la salute come abuso di alcol, droghe, fumo o disturbi dell’alimentazione. Tale strategia, apparentemente, allontana il disagio ma rischia di generare o aggravare gli stati ansiosi e i sintomi depressivi, creando difficoltà relazionali e circoli viziosi che possono sfociare in veri e propri disturbi patologici più o meno gravi.
Coping orientato all’evitamento. E’ teso a evitare la situazione problematica e, di conseguenza, le emozioni disturbanti ad essa connesse. Anche questo tipo di coping può essere disfunzionale. L’evitamento delle situazioni impedisce infatti la possibilità di diventare consapevoli dei propri stati emotivi e di trovare modalità più adatte di regolazione degli stessi. Inoltre evitare il confronto con le situazioni di difficoltà impedisce di sperimentare e affinare le abilità nella risoluzione dei problemi impoverendo ulteriormente le proprie strategie nella gestione delle difficoltà. Anche il coping orientato all’evitamento può intensificare gli stati ansiosi e abbassare il senso di autostima, contribuendo allo sviluppo stati depressivi.
Più recentemente è stata posta l’attenzione su una modalità di affrontare gli eventi stressanti che consente di prevenire situazioni potenzialmente problematiche o che diminuisce l’impatto stressante degli stessi (Bindl e Parker). Si tratta del coping proattivo.
Questa strategia è caratterizzata da tre componenti fondamentali: iniziativa individuale, orientamento al cambiamento e focalizzazione sul futuro. L’individuo proattivo non aspetta che le cose accadano prima di intervenire, né rimane passivamente ad aspettare che passino, subendole, ma si organizza per modificare gli eventi a proprio vantaggio e adotta strategie di regolazione emotiva più funzionali all’adattamento. Questo atteggiamento proattivo nei confronti della vita dipende da due fattori: caratteristiche di personalità e circostanze ambientali, soprattutto di tipo evolutivo. Gli individui proattivi hanno la percezione di essere in grado di cambiare gli eventi e si adoperano per trovare le risorse cognitive e relazionali necessarie per pianificare le strategie di intervento che ritengono più efficaci. Quando modificare la situazione non è possibile, anziché adottare atteggiamenti di evitamento o di impotenza e chiusura verso il cambiamento, cercano di modificare i propri sistemi di significato in modo che anche il dolore e le esperienze negative possano essere considerarti elementi di valore per la propria esistenza, sia sul piano personale che relazionale (si pensi ai lutti o alle malattie gravi). In questa prospettiva le situazioni stressanti costituiscono una palestra sia per ampliare il patrimonio di risorse a cui attingere per affrontare le difficoltà, che per scoprire e arricchire il valore della propria esistenza. Qui è possibile osservare come, contrariamente agli altri stili di coping, l’individuo che adotta un coping proattivo assuma una posizione ottimistica nei confronti della vita, caratterizzata da apertura al cambiamento e da aspettative positive sul futuro.
Le circostanze ambientali si riferiscono, invece, soprattutto alle condizioni presenti nel momento in cui si verifica l’evento stressante e che influiscono sulla possibilità di adottare e di apprendere il coping proattivo. Qualora non sia possibile accedere alle risorse necessarie, qualora il carico emotivo e cognitivo superi la capacità di poterlo gestire e quando la situazione di stress è prolungata nel tempo, quali che siano le potenziali disposizioni del soggetto, vengono a mancare le condizioni necessarie per apprendere una modalità di coping proattivo. Queste sono ad esempio le condizioni a cui è legata la genesi dei traumi infantili, nel caso di bambini costretti a subire per lungo tempo maltrattamenti o abusi senza avere gli strumenti adatti per difendersi e senza che nessuno li protegga.
Possiamo concludere osservando che nelle strategie di coping è possibile differenziare tra due tipologie, una che previene il carico dei fattori stressogeni e l’altra, per così dire riparativa, rivolta a limitarne i danni. La tendenza ad adottare una piuttosto che l’altra tipologia dipende dall’interazione fra le disposizioni di personalità e l’ambiente evolutivo del soggetto che caratterizza la sua storia di vita.
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