venerdì 29 gennaio 2021

Lo stress da lavoro correlato

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Definizione

È l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere. Gli studiosi Maslach e Leiter (2000) hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso tre dimensioni: deterioramento dell'impegno nei confronti del lavoro, deterioramento delle emozioni originariamente associati al lavoro ed un problema di adattamento tra persona ed il lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest'ultimo. In tal senso il burnout diventa una sindrome da stress non più esclusiva delle professioni d'aiuto ma probabile in qualsiasi organizzazione di lavoro.
Nell'ICD 11 lo stress da lavoro correlato si trova al punto 24 ossia nei “fattori che influenzano la salute”. Questa è una categoria che viene utilizzata quando sono presenti alcune circostanze che influenzano lo stato di salute della persona (e quindi possono procurare le malattie elencate al punto precedente) ma non sono di per sé una malattia. In questa occasione incontriamo oltre ai problemi legati alla disoccupazione anche i problemi legati al lavoro e in particolare:

1.Problema legato a un lavoro non congeniale
2.Problema associato a orari di lavoro stressanti
3.Problema associato a orari di lavoro stressanti
4.Esposizione a fattori di rischio lavorativo (oltre a quelli fisici si contempla anche “rischio ergonomico”)
5.Burnout

L'ICD (International Classification of Diseases) 11 definisce il burnout come una sindrome (e non una psicopatologia o disturbo) e che è caratterizzato da tre dimensioni: esaurimento; distanza mentale dal proprio lavoro o cinismo verso il proprio lavoro; ridotta efficacia professionale.
Quindi possiamo intendere il burnout come una condizione conseguente a stress lavorativo che indispone la persona e, se la condizione è particolarmente intensa e duratura, può procurare una patologia vera e propria.

La BOS o Sindrome da Burnout si esprime clinicamente per lo più con un disturbo dell’adattamento (DA), eventualmente complicato da sintomi ansiosi e depressivi, che consiste generalmente nella frustrazione di non vedere realizzato/riconosciuto il proprio investimento personale sul lavoro nello sviluppo di un vissuto di inadeguatezza/inutilità dei propri sforzi, con compromissione dei processi di coping rispetto al lavoro. Non sono escluse, però, drastiche sollecitazioni psico-stressanti che possono dare luogo a un disturbo post-traumatico da stress (DPTS). Per definizione, secondo il DSM-5, un disturbo dell’adattamento inizia 3 mesi dall’insorgenza di un evento stressante e non dura più di 6 mesi dopo la cessazione dell’evento stressante o delle sue influenze. Se l’evento stressante è un evento acuto (per es., licenziamento dal lavoro), l’insorgenza del disturbo dell’adattamento è immediata (entro pochi giorni) e la durata è relativamente breve (non più di qualche mese). Se l’azione stressante o le sue conseguenze persistono (anche mediante meccanismi di reiterazione ciclica), anche il disturbo dell’adattamento può continuare a essere presente e diventare una forma persistente (cronica con una durata maggiore od uguale ai 6 mesi). Il Dsm 5 individua inoltre una serie di specificatori che aiutano il clinico nella corretta diagnosi: con umore depresso, con ansia, con ansia e umore depresso misti, con alterazioni della condotta, con alterazione mista dell'emotività e della condotta, non specificati.

Fasi del burnout

La sindrome si manifesta, generalmente, seguendo quattro fasi.
La prima è quella dell'entusiasmo idealistico che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale. 
Nella seconda, chiamata stagnazione il soggetto sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa.
L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire. 
Nella terza fase, detta frustrazione, il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.
Nel corso della quarta fase, che prende il nome di apatia, l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale".

Le cause del burnout

Tra le possibili cause del burnout in genere si annoverano: il sovraccarico di lavoro che è presente quando la persona percepisce un carico di lavoro eccessivo (le richieste lavorative sono così elevate da esaurire le energie individuali al punto da non rendere possibile il recupero), quando, anche in presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona (si percepisce di non avere le abilità per svolgere una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo elevato (il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti della persona); il senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire sull'esito di un determinato evento; la mancanza di controllo ossia il disadattamento si verifica quando l'individuo percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro oppure quando non ha sufficiente autorità per attuare l'attività nella maniera che ritiene più efficace; il mancato riconoscimento atteso: si ha disadattamento quando si percepisce di ricevere un riconoscimento inadeguato per il lavoro svolto; la mancanza di un senso di comunità: il disadattamento si verifica quando crolla il senso di appartenenza comunitario all'ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca il sostegno, la fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed impersonale; l'assenza di equità ovvero quando non viene percepita l'equità nell'ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l'assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l'attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera; la presenza di valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori all'interno del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che l'organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle scelte operate e nella condotta.

Le conseguenze del burnout

Oltre alle possibili cause il fenomeno del burnout presente delle precise e chiare conseguenze che interessano l'individuo (come atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti, verso se stessi, verso il  lavoro e verso la vita, calo della soddisfazione lavorativa, dell'impegno verso l'organizzazione, riduzione della qualità della vita personale, peggioramento dello stato di salute, predisposizione ad assumere comportamenti compensatori come l'assunzione di alcolici o di droghe) ma che coinvolgono anche l'intero sistema organizzativo (aumento dell'assenteismo e del turnover, calo della performance, della qualità del servizio e della soddisfazione lavorativa ).
Il soggetto manifesterà, inoltre, diversi sintomi sia di tipo fisiologico che psicologico.
E' noto che lo stress innesca reazioni a livello del sistema nervoso autonomo e del sistema ormonale e che in tali situazioni si potrebbero verificare ripercussioni a livello cardiovascolare (accelerazione del battito cardiaco), respiratorio (aumento della frequenza respiratoria), muscolo-scheletrico (ipertonia) e a livello del sistema immunitario (la produzione di adrenalina e cortisolo e corticosterone inibiscono la produzione di globuli bianchi).
Le neuroscienze ci aiutano a capire meglio ciò che avviene nel nostro cervello infatti un aumento dei livelli di del cortisolo comporta un aumento dei livelli di stress e la conseguente disconnessione della comunicazione tra i due emisferi del cervello: la parte emotiva sarà maggiormente investita ed attivata e di conseguenza il soggetto non sarà in grado di fornire una spiegazione razionale e mentalizzata dell'esperienza poiché non riuscirà a far confluire le informazioni emozionali dell'emisfero destro (più emotivo) verso l'emisfero sinistro, deputato a processi di pensiero più razionali (Schore, A.N., 1994, 1996, 1997a, 1997b, 1997c, 1998, 2000a, 2000b). Tutto ciò avviene, nell'individuo, a livello inconscio. Questo tipo di comunicazione trai due emisferi è appresa già dal neonato, durante le prime esperienze significative di vita relazionale con la figura di attaccamento primario.
A livello psicologico la persona affetta da stress da lavoro corretto lamenta di provare una gamma di emozioni negative come rabbia, ansia, irritabilità e sintomi di depressione. Dal punto di vista cognitivo, invece, si riscontrano diminuzione dell'autostima e del senso di autoefficacia, diminuzione dell'attenzione (con conseguente innalzamento della probabilità di errori e incidenti) e percezione di ostilità da parte del sistema sociale dell'individuo. Infine, dal punto di vista comportamentale, si osservano cali delle prestazioni (sia in termini quantitativi che qualitativi) e una maggiore inclinazione alla dipendenza da alcol e sigarette. 

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